Il concetto del primo maggio (Numero 2)

Ieri sono stato a Reggio Emilia. C’era il concerto di Eugenio Finardi, per la festa del Primo Maggio. Il concerto era preceduto da discorsi fatti da sindacalisti.

Sono arrivato che i discorsi erano in corso. C’era una piazza con gente che parlava dei cavoli propri, lontana dal palco. Nessuno ascoltava quello che avevano da dire. Io ho provato a farlo, ma dopo due minuti mi stavo addormentando. Ogni tanto provavo a buttare l’orecchio, ma passavano altri due minuti e mi stavo addormentando. Mi sembrava parlassero una lingua straniera, una specie di politichese dove dicevano le solite cose da sindacalisti o da politici, una serie di paroloni retorici che ti fanno venire sonno e che non riesci minimamente a far calare nella tua realtà lavorativa. Parole tipo “Rimettere al centro il lavoro”, cose così.

Davanti al palco c’erano delle bandiere che sventolavano. Sventolavano di continuo, tutto il tempo. Erano disposte a distanze in base alle quali se uno veniva da lontano sembrava una gran folla in mezzo allo sventolio, però se ti avvicinavi erano quattro gatti. Non so, saranno state trenta persone a sventolare, di continuo. Poi c’era un gruppetto più nutrito che aspettava che iniziasse Finardi ed era sotto il palco per quello.

Ad un certo punto hanno fatto partire “Bella Ciao”. Non la versione delle Mondine, la versione partigiana. Poi una tipa ha tentato di dire “Grazie” alla piazza. Le ci è voluto un poco perché il microfono era spento, poi alla fine l’hanno acceso e ha detto una cosa del tipo “Grazie ai partigiani che hanno fatto sì che ci fossero giornate come questa”. Dovessi tradurre in quello che in realtà ho pensato io era più o meno un “Visto che se mettiamo l’Internazionale ci prendono per il culo e probabilmente hanno pure ragione, cosa ne dite se mettiamo Bella Ciao, così ci attacchiamo il 25 Aprile che in fondo era solo la settimana scorsa e così riusciamo a fare una bella figura?”. A quel punto le bandiere con gli sbandieratori hanno sbandierato più forte, poi come è finita e doveva cominciare Finardi di colpo le bandiere non hanno più sventolato, si sono tutte abbassate quasi come se fossero state spente da un telecomando. A esser maligni sembrava che fossero state sbandierate da tipi a comando ai quali fosse stato detto di sbandierare a manetta in favor di eventuali telecamere e far sì che sembrasse che in piazza ci fosse tanta gente, che così le dichiarazioni dei politici e dei sindacalisti locali sui giornali locali fossero giustificate.

Quando ha cominciato Finardi invece ci siamo un poco tutti avvicinati al palco e a quel punto eravamo proprio di più, a stare attenti a quel che succedeva sul palco.

Non so bene perché ho voluto raccontare questa cosa. So solo che per me vuol dire qualcosa, anche se non so bene cosa.

IL CONCETTO (del primo maggio)

Una volta, il primo maggio di qualche anno fa, stavamo andando a vedere un nostro amico al pronto soccorso che era caduto in moto. Io e mia moglie stavamo ascoltando alla radio il concerto del primo maggio. Stava suonando Caparezza. Ad un certo punto arrivò la presentatrice di turno e disse che dovevano dare la linea al tg3. Caparezza e i suoi vennero fatti scendere dal palco e dopo il tg3 suonarono i pezzi mancanti, stando a quello che dicevano gli speaker radiofonici.

C’erano qualcosa tipo cinquecentomila persone, un numero di quelli lì che non riesci neanche a quantificarlo. Una folla enorme.

Però il concerto si doveva interrompere. Tutta quella folla che saltava e ballava e si divertiva come pazzi dovette fermarsi, perché se non c’era la televisione non esisteva.

Quando tornò la tv il concerto riprese e la folla saltava cantando “Chi non salta Berlusconi è”, mostrava le bandiere del Che, i presentatori dicevano che loro erano dalla parte dei lavoratori, tutte quelle robe lì.

Il pubblico quando veniva inquadrato salutava la tv con la manina, come se li avessero accesi di colpo. A parte le bandiere rosse e quelle robe lì sembrava di essere al Festivalbar negli anni 80.

I cantanti quando salivano su dicevano “ROMAAAAAAAAAA” e “SIETE TANTISSIMIIIIIII”.

Avrebbero dovuto dire “Siete tantissimi, ma non contate un cazzo”.

 

 

Criceti (Per confondere un uomo non c’è metodo migliore che farlo lavorare ogni giorno sulle nove o dieci ore)

A molti capita di lavorare nove o dieci ore al giorno. Basta mezz’ora in più al mattino e mezz’ora in più al pomeriggio. Mica stiamo a guardare la mezz’ora, mica siamo dei “fannulloni”.

A molti capita che non siano pagate. Mica stai a guardare la mezz’ora, mica sei un “fannullone”.

Ebbene, un’ora al giorno (più o meno) fanno, calcoli alla mano 30 giorni di 8 ore all’anno (più o meno).

Un mese tondo tondo, più o meno. Mica ci stiamo a guardare, mica siamo “fannulloni”.

Soltanto, cari datori di stipendio, sappiate che sappiamo benissimo che siamo NOI che vi stiamo facendo un favore.

Quindi, quando ci capita una giornata nella quale ce ne andiamo via in orario anche solo perché ne abbiamo i maroni pieni, potete prendervi le vostre espressioni sdegnose, i vostri commenti non appena varchiamo la soglia, le vostre accuse di cinismo, le vostre filippiche da due soldi e i vostri sguardi increduli…e infilarvi tutto dritto nel buco del culo.

Buon primo maggio. (Se otto ore vi sembran poche)