L’abitudine

Io, quando suono, ho delle persone che vengono a sentirmi apposta.
Non sono mica tante, ma vengono apposta. Mi hanno sentito una volta e dopo tornano a sentirmi, sentono che canzoni nuove ho scritto e riascoltano quelle vecchie.
A volte succede pure che muovono la testa ritmicamente e a volte succede che con la coda dell’occhio vedo che cantano le canzoni che sto suonando.
Non sono mica tante. A volte vengono a sentirmi suonare e poi non vengono più per tanto tempo, che io mi dimentico anche chi sono. E mi si presentano davanti e mi dicono “Sono xyz” e io non mi ricordo e mi sento anche un poco una cacca, a non ricordarmi. Quando non mi ricordo lo dico, che non sta bene dire che ti ricordi se non è vero. Però qualche volta l’ho fatto, di dire che mi ricordavo e invece no, ma mi son pentito subito e oggi non mi capita quasi mai.
A volte ci sono delle persone che vengono a sentirmi un sacco di volte, che mi sentono anche dieci volte in un anno, che si fanno dei km apposta. Mi è anche capitato che venissero da lontano e si prendessero un albergo. Mi capita anche che ci sono dei posti che quando ci torno, ci sono quelli che mi avevano sentito la volta prima e tornano ogni volta, si comprano il disco nuovo, lo ascoltano, gli piace.

Non sono mica tanti. Ci sono di quelli che ne hanno a centinaia, anzi a migliaia, così. Delle volte ne hanno talmente tanti che il fatto che succedano queste cose qui gli sembra una cosa normale.

Io so che non mi ci abituerò mai.

Che bello.

La storia, l’arte, la bufala, mio fratello, mia nipote.

Mia nipote, la primogenita di mio fratello, ha 8 anni e dice che vuole suonare la chitarra.
Mio fratello le ha detto di no.
Mia nipote, la primogenita di mio fratello, ha 8 anni e dice che lei vuole davvero suonare la chitarra.
Mio fratello le ha detto di no.

Avanti così per 8 volte.

A quel punto mio fratello le ha detto che suonare la chitarra non è che tu prendi e suoni la chitarra e fai le canzoni. Bisogna imparare, farsi venire i calli alle mani che ti fanno un male della madonna, mettersi lì e provare a suonare ma invece senti solo SGRANG SGRANG SGRANG e ti fanno male le mani. Si fa fatica, chiedi allo zio Gianca, che suona e ha cominciato alla tua età.
Lei dice che vuole suonare la chitarra.
Lui le torna a dire che suonare la chitarra non è che tu prendi e suoni la chitarra e fai le canzoni. Bisogna imparare, farsi venire i calli alle mani che ti fanno un male della madonna, mettersi lì e provare a suonare ma invece senti solo SGRANG SGRANG SGRANG e ti fanno male le mani. Chiedi allo zio Gianca, che suona e ha cominciato alla tua età.

Avanti così per 8 volte.

Allora mio fratello mi dice “Ok, la mandiamo a lezione. Comprale una chitarra, pensaci tu che così non prendiamo una fregatura. Una chitarra 3/4, da bambini”.

Gliela compro. Una Ibanez 3/4 folk. Rapporto qualità prezzo ottimo, suona da Dio. Dico a mio fratello che se dovesse rinunciare può ridarmela che la tengo da portare in vacanza per suonicchiare, invece di portarmi la Cole Clark. Ma in realtà spero proprio che impari.

Quando gliela consegno, mio fratello dice “Chiedi allo zio Gianca com’è suonare la chitarra” e io le dico più o meno quello che le ha detto mio fratello. Aggiungo solo, perché i bambini vanno incoraggiati, che se tu superi la fatica di imparare e le delusioni iniziali e ti impegni tanto ma tanto ma tanto ma tanto, allora dopo non ci sarà cosa più bella da fare. Le faccio vedere i miei calli sulle dita della mano sinistra. Le faccio vedere che se io mi pianto una forchetta nel callo del dito medio, ci viene il “taccone” ma io non sento dolore, che quella è pelle morta. Le dico che “Ti diventeranno le dita così”.

Le dico, uso queste testuali parole, che “Si fa una fatica della madonna, ma se tu non tradisci la musica, allora la musica non ti tradirà mai e ogni volta che le cose non andranno come vuoi, la musica ti aiuterà e ti sarà sempre vicina. Sarà come avere la migliore amica che hai mai avuto sempre lì a disposizione”.
Poi le dico “Sei sicura di volere fare tutta questa fatica?”
Lei dice di sì.

Comincia la prima lezione. Poi la seconda. Poi non so, sto aspettando a chiedere come va anche se sono decisamente curioso, da buon zio.

Un giorno che chiedo come va sento che forse l’entusiasmo sta calando e che la piccola si sarebbe giustificata dicendo che “Oggi ho suonato” perché si era messa lì una mezz’oretta attaccata a dei DO e dei LA minore.

A quel punto mio fratello dice alla piccola e a tutta la famiglia che “Quando uno vuol fare una cosa la fa, si mette lì e la fa. Io mi ricordo che lo zio Gianca non si metteva mica lì venti minuti a suonare. Lo zio Gianca stava tutto il giorno a suonare, magari non faceva la lezione che gli avevano dato ma stava lì con la chitarra un pomeriggio intero, che a volte faceva venire due palle che non vi dico”
e poi aggiunge che “Non è che uno va a ginnastica artistica (entrambe le bambine fanno ginnastica artistica) un’ora alla settimana e dopo può dire che fa ginnastica artistica. Quando il papà e i suoi amici giocavano a pallone, non è che andavano a giocare al sabato e basta. Andavano a giocare al sabato alla partita, facevano allenamento due volte alla settimana e poi si trovavano tutti i giorni, anche appena finito l’allenamento e si mettevano a giocare a pallone, magari in strada. Questo è giocare a pallone. Questo è suonare la chitarra. Questo è FARE UNA COSA POTENDO DIRE CHE TU FAI QUESTA COSA CHE FAI. Altrimenti non fai niente, sei solo uno che va in un posto perché ci vanno tutti”.

(Fine primo tempo. Intervallo. Secondo tempo)

L’altro giorno ho sentito dell’eliminazione dai programmi ministeriali della storia dell’arte e della relativa levata di scudi contro questo provvedimento, perché la cultura è importante e l’arte e siamo in Italia che ha il patrimonio artistico che blah blah blah. Ho anche sentito dire che è una bufala, poi invece no, poi invece è una bufala e francamente non lo so e non credo nemmeno sia questo il punto.

Il punto è che non so nemmeno se tutta questa levata di scudi c’entri con mia nipote e la sua Ibanez 3/4. Ma ho come l’impressione di sì.