La moda dello zero.

Non so quando sia successo e non lo voglio neanche sapere.

Non so chi sia stato il primo e non lo voglio neanche sapere.

La DATA ZERO.

Una volta quando cominciavi un giro di concerti, gli davi un nome e morta lì. Cominciavi e finivi.

A dirla tutta, già qui ne approfittiamo parecchio, chiamando TOUR una cosa che comprende un numero minimo di due date per le quali torniamo a dormire a casa e tra la prima e la seconda passano quattro settimane.

Poi è partita la moda della DATA ZERO.

Cosa vuol dire DATA ZERO? Quando cominci, cominci.

E’ il PRIMO GIORNO DI SCUOLA. Il PRIMO GIORNO DI LAVORO. Il PRIMO (riempite voi lo spazio).

DATA ZERO a me sembra: 1) Che non sei sicuro di quello che vuoi fare e magari se poi viene male ti puoi tirare indietro 2) Un film di fantascienza degli anni ’70 3) Un album perduto dei Kraftwerk o dei Devo 4) Non so se avete fatto caso che anche questo elenco del cavolo comincia da UNO e l’avete trovata una cosa normale.

DATA ZERO? Beh, se si paga un biglietto io vorrei costasse tanto come la data.

(Domani 8 Marzo, festa della donna, suono a Soazza, in Svizzera. E’ la prima volta che suono in Svizzera, da solista. PRIMA. UNO. Oh)