Faccia blu, una pozza di vomito, legato alla barella.

L’ho amato alla follia. Roba che ad un certo punto compravo tutti i dischi buttati fuori da Alan Douglas e compagnia bella, quelli dove registravano anche i cazzeggi e lui che parlava e interrompeva a metà le canzoni per spiegare a Mitch Mitchell come doveva suonare la batteria. Ho comprato 6 o 7 libri sulla sua vita e regolarmente li prestavo e non mi tornavano più indietro, ma non era un problema. Li prestavo perché pensavo che fosse giusto che qualcun altro potesse condividere questa passione incredibile. Nel 1990, il 18 settembre, l’allora alternativa alla Mtv americana presente in Italia, che era Videomusic, fece addirittura un “Jimi Hendrix Day” dove si parlò di “24 ore dedicate a Jimi Hendrix” e che partiva alle 9 di mattina. Il giorno dopo sarei tornato a scuola e mi ricordo che mi svegliai per guardarmelo TUTTO. Poi si capì ben presto che era una boutade, quando alle 9 cominciò un video di “All along the watchtower” registrata dal vivo e poi si susseguirono video di altre band che non c’entravano assolutamente nulla, con il commento di Wolfango Tedeschi che dopo 25 minuti introduceva “Bella signora” di Gianni Morandi provando a legarla a Hendrix per il fatto che il video cominciava con l’immagine di uno che suonava una chitarra.

L’ho amato alla follia, tanto che ascoltavo i suoi dischi decine e decine di volte e ogni volta che ho poi sentito le chitarre sferragliare e giocare con il feedback mi è sempre parso che più che tutti i Sonic Youth potessero stare più o meno nella sezione centrale della versione di “Foxy Lady” all’Isola di Wight.

Non ho mai sopportato una cosa, anche se per qualche momento anche io avevo anche io messo quel disco incantato lì. Il fatto che, anno dopo anno, si dicesse sempre “Chissà cosa avrebbe fatto oggi, se fosse ancora vivo” con toni da “Chissà cosa ci siamo persi”. Un discorso che personalmente trovo potesse essere valido nel 1975, ma dai 90 fin qui mi suona veramente patetico. Credo che se fosse sopravvissuto Hendrix avrebbe suonato, suonato e risuonato ancora, magari non avrebbe manco più registrato. Non credo comunque che avrebbe innovato la musica (o meglio, IL SUONO, che è faccenda completamente diversa) nella maniera in cui lo ha fatto in quei 3 anni nei quali è comparso sulla terra come “un filo elettrico attraversato da troppa corrente” (Non ricordo chi la disse, è la definizione perfetta per Hendrix).

Probabilmente ce lo ritroveremmo bollito a suonare dei vecchi blues per sbarcare il lunario, costretto a tournée nei bar di quint’ordine dove gli chiederebbero ancora di suonare con i denti a 71 anni, tanti ne avrebbe oggi che è il 43esimo anniversario della morte.

Lasciatelo stare, Hendrix. Lasciatelo là, legato alla barella soffocato dal suo vomito con un aspetto terribile, in fotografie che mostrano un ventisettenne che dimostra almeno 15 anni di più. Lasciatelo stare e lasciate stare le dietrologie, le frasi di circostanza di Carlo Verdone che tutti gli anni viene interpellato non si sa in base a cosa, la storia di Red Ronnie che si è ipotecato la casa per comprarsi la Stratocaster bianca di Woodstock.

Lasciate tutto là e godetevi la musica. E’ vecchia e si sente, oggi. Ma suona ancora da paura.