La fabbrica delle muse

Nelle interviste a quelli che suonano da qualche tempo ha iniziato a prendere piede la cosa di dire che “Mi vedo più come un artigiano”. In genere significa che sei in china discendente e ti sei arreso alle dimensioni della tua piccola attività musicale. Quantomeno, il sottotesto è quello.

Poi ci sono quelli che invece loro sono degli artisti, che fanno arte, che non seguono le logiche di mercato, che non copiano gli altri, che aspettano la musa e la seguono.

Ecco, è sorprendente come le muse di quelli che suonano dicano sempre al loro artista che deve iniziare con la strofa e poi con il ritornello, più melodico e orecchiabile. Che il ponte va messo dopo il ritornello e mai dopo la strofa. Che se c’è un assolo non va mai messo all’inizio. Che il ritornello lo devi ripetere. Che dicono loro che il primo pezzo del disco deve essere carico, che il terzo deve essere quello più immediato, che quello lungo lungo con la coda finale deve essere l’ultimo, che deve uscire un disco ogni anno e nove mesi.

 

Queste muse. Chissà dov’è la fabbrica dove le fanno, in serie, tutte uguali.