Facciamoceli noi

Quando ero piccolo, giocavamo a pallone per strada. Se si era in pochi (in cinque o sei) allora si giocava a porta unica. La porta spesso era un cancello di un’abitazione, il campo era la strada e per fare il “contropiede” si doveva tornare indietro fino ad un certo punto. Così fingevamo di avere un campo da calcio vero. Spesso fingevamo anche di avere un pubblico, nel senso che quando segnavamo correvamo urlando e ci arrampicavamo su una qualche staccionata esultando come i calciatori facevano negli stadi. Spesso, quando facevamo questo, urlavamo anche il nome di un calciatore. Tipo che se avevi appena segnato con un gran gol, correvi esultando e urlavi “PLATINI” o cose del genere, per sottolineare la tua grande prestazione in strada.

Ieri sera sono stato dai miei, in quelle strade dove giocavo a pallone da bambino.
Quando vado dai miei finisce che guardo sempre un poco di televisione, i miei la guardano.

C’era un dibattito, su RaiDue, dove parlavano dei NoTav, NoExpo, Nostocazzo. Si chiamava “I blocca Italia” o una roba del genere. C’erano ospiti in studio. Direttori di giornali, opinionisti e cose così. Gente che dava l’impressione di essere ben pagata.

Ognuno diceva la sua, litigavano tra loro, andavano uno più fuori tema dell’altro, non arrivavano mai da nessuna parte, non portavano uno straccio di dato a quel che dicevano, ogni volta che andavano fuori tema il conduttore mica spiegava loro che stavano andando fuori tema da dove erano partiti, ma li lasciava parlare. Poi, dopo qualche minuto il conduttore diceva “Ma adesso vorrei parlare di…” e cambiavano un poco discorso. Stesso schema.

Sembrava di essere su Facebook, però con dieci giorni di ritardo per gli argomenti trattati.

Ecco, volevo dire che secondo me se quei programmi lì li facessimo noi cittadini comuni, sorteggiandoci la partecipazione a turno, servirebbero tanto uguale e si risparmierebbero un sacco di soldi.